Mentre io che scrivo e tu che leggi stavamo allegramente festeggiando il Ferragosto in compagnia della nostra famiglia o con i nostri amici, dall’altra parte del mondo, in Afghanistan, i Talebani marciavano su Kabul dopo aver occupato il Palazzo del Governo abbandonato dall’ex-presidente Ghani. In poco meno di un mese l’Afghanistan è tornato indietro di venti anni e il Paese torna ad essere un emirato islamico.

In geografica politica sono sempre stato molto scarso, le mie materie predilette mentre frequentavo il Liceo erano altre. Non sono nemmeno un esperto di politica internazionale, quindi non mi permetto di esprimere commenti o giudizi in merito a quanto accaduto. Le analisi le lascio fare agli esperti. Ciò che, però, mi sento di dire in questo primo articolo dal rientro dalle vacanze è che le immagini della popolazione locale che tenta la fuga da Kabul ammassandosi sulle piste dell’aeroporto mi ha profondamente scosso. Ho ancora davanti agli occhi, purtroppo, le immagini di quei giovani miei coetanei che si aggrappano alle ruote e ai motori degli aerei come se quegli aerei fossero la loro ultima speranza di salvezza, trovando poi la morte precipitando nel vuoto. Sono situazioni, queste, talmente assurde e inconcepibili che davvero si fa fatica a credere ai propri occhi.

Il ritorno dei Talebani in Afghanistan non fa altro che cancellare quei piccoli passi in avanti che si erano riusciti a fare, seppur tra le mille difficoltà, in materia di diritti ed emancipazione femminile. Le notizie e le immagini che arrivano suscitano grande preoccupazione per la popolazione locale e soprattutto per le donne. Il rischio che si corre, infatti, è che si torni ad una situazione di segregazione e violenza nei confronti delle donne, adesso che l’Afghanistan è tornato ad essere un emirato islamico.

Per questo motivo ho iniziato a chiedermi cosa possiamo fare noi tutti, nel nostro piccolo, per scongiurare questo rischio e aiutare in qualche modo le donne afghane. E mentre cercavo una risposta mi sono imbattuto, grazie anche al contributo di diversi creator su Instagram, tra cui @babush.artist, in diverse iniziative benefiche a sostegno di Pangea Onlus, una fondazione che opera a Kabul dal 2003 e che ha tra gli obiettivi quello di generare una trasformazione personale, familiare e sociale efficace e duratura nel tempo; rendendo possibile, grazie all’impegno e alla determinazione delle Donne insieme a Pangea, un futuro di speranza e di dignità, verso un mondo che si merita di essere migliore.

In questo delicato momento di emergenza in Afghanistan la Fondazione ha bisogno di aiuto e così abbiamo deciso di devolvere in  favore di Pangea Onlus il 15% dei ricavi dalle vendite di t-shirt e shopping bag per tutti gli ordini che sono già arrivati a partire dal 5 agosto e per tutti quelli che arriveranno da oggi al 5 settembre. Il nostro è un gesto sicuramente piccolo, ma concreto e sentito, che speriamo possa aiutare a superare questo difficile momento di emergenza.