C’è cu dici “‘Ntzù”. No, non stai per leggere la versione siciliana del celebre successo di Vasco Rossi nonché ottavo album del cantautore emiliano, uscito nel marzo 1987. Mi serviva, però, un incipit d’effetto per questo nuovo articolo del blog di siciliansays ed eccolo qua.
Quella siciliana è una lingua ricca di paradossi perché passa, spesso e volentieri, da un estremo all’altro. A volte, per esempio, si usano tantissime parole diverse per indicare il medesimo oggetto. Il primo esempio che mi viene in mente è il fico d’India, chiamato in siciliano ficurinia, ficu d’Innia, ficupala e chi più ne ha più ne metta. Al contrario, sempre per restare nell’ambito della frutta, si utilizza la parola muluni per indicare il melone, l’anguria, il cantalupo. Per non parlare poi della tuvagghia, termine universale a cui magari dedicherò un nuovo articolo, perché il rischio di divagare troppo è dietro l’angolo.
Sempre restando nell’ambito dei paradossi di cui accennavo, mi piace ricordare un celebre sketch di Rosario Fiorello in cui metteva in contrapposizione i due opposti modi che abbiamo noi siciliani per dire sì e no. Noi siciliani siamo persone sempre disponibili e pronte ad aiutare un amico in difficoltà, per cui alla domanda “Mi accompagneresti in aeroporto?” non ci limitiamo a rispondere “Sì”, ma abbiamo bisogno di dimostrarla al meglio delle nostre possibilità questa nostra disponibilità, utilizzando mille parole diverse e frasi lunghissime per accogliere positivamente questa richiesta d’aiuto. E quindi la risposta non può che essere qualcosa tipo “Ma che, scherzi? Non ci sono problemi, dove devi andare? A Milano? Ti accompagno io, anzi ti aspetto, così poi invito a pranzo te e tutta la tua famiglia. Come dici? Ti serve un rene? Me lo levo con le mani e te lo do”.
Tutto questo dispendio di parole va però bilanciato in qualche modo. Ed ecco che il risparmio energetico si attiva nel momento in cui c’è da dire no. Dice Fiorello nel suo sketch:
In italiano per dire no devi muovere la testa a destra e a sinistra – uno, due – e dici “No” ed emetti suoni. In siciliano no, basta un impercettibile movimento del capo dal basso verso l’alto ed emettere un rumore che si ottiene poggiando la lingua sui denti davanti: ‘Ntzù.
Non trovi anche tu che tutto questo sia meraviglioso? Non è stupenda la strabiliante efficacia della nostra amata lingua siciliana?