Con il primo articolo pubblicato qui sul blog di siciliansays hai avuto modo di conoscere un po’ più da vicino il nostro progetto, scoprendo quando e come è nato, come si è sviluppato e a quale scopo mira. Oggi, invece, la tua attenzione dovrà andare su un verbo tanto particolare quanto intraducibile e che porta in sé un incredibile tasso di sicilianità: “tampasiare”. È un verbo che non ha un equivalente italiano diretto e per poterlo rendere comprensibile anche ai “continentali” bisogna ricorrere ad una o più perifrasi: andare in giro a zonzo, perdere tempo in faccende inutili e di poco conto, vagare senza una meta ben precisa. Hai visto che dispendio inutile di parole? Perché girarci così tanto intorno quando si può andare dritti al punto usando un solo vocabolo?
Ma non perdiamoci in chiacchiere inutili e veniamo al dunque. Sai perché ho deciso di inaugurare questo blog con il verbo “tampasiare” e non con un’espressione siciliana più popolare o caratteristica? Perché “tampasiare” rappresenta l’ἀρχή (arché), l’origine, il punto di partenza per siciliansays. Devi sapere, infatti, che il primo post pubblicato su Instagram è stato proprio questo. E non a caso.
L’idea di dar vita a siciliansays è arrivata in un momento di totale e completa nullafacenza, una situazione davvero insostenibile per un creativo che ha sempre amato incastrare ogni singolo momento libero con un progetto, un’idea, uno svago. Consegnata la tesi di laurea il 17 febbraio 2019 non sapevo più come occupare le mie giornate, visto che fino a quel giorno scrivere, modificare, sistemare e ancora scrivere era l’unica cosa che contava. Il 27 marzo, giorno della discussione della tesi, sembrava non arrivare più e le giornate erano interminabili, avevo bisogno di una scossa, di fare qualcosa, di dare sfogo alla creatività: ecco spiegato in che circostanze tutto questo ha preso forma.
E secondo te un progetto pensato per tradurre il siciliano e nato in un momento di noia totale da quale parola siciliana sarebbe potuto partire, se non da “tampasiare”?. Nel post pubblicato su Instagram avevo tradotto questo verbo con l’inglese “To wander” (vagare, in italiano), specificando che lo si utilizza when you wake up and you have nothing to do, so you wander in a state of apathy, cioè quando ti alzi e non hai nulla da fare e quindi vaghi in uno stato di apatia. Andare in giro per casa, fermandosi a fissare il frigorifero aperto senza però prendere nulla da mangiare, oppure uscire senza sapere dove andare, entrando in un negozio senza comprare nulla, o peggio ancora avere tante cose importanti da fare, ma investire il proprio tempo in azioni completamente inutili o di secondaria importanza, come raddrizzare i quadri o disporre in ordine alfabetico i dischi sullo scaffale. “Tampasiare” è tutto questo e anche di più.